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giovedì 24 ottobre 2013

RISTORANTE IL COCCIO


STELLINE TRIPPA ADVISOR: * * * *

CATEGORIAcucina romana ignorante

INDIRIZZO: Via dei meli 34, ROMA

FASCIA DI PREZZO: tra i 20 e i 30 euri

Parliamo finalmente di una trattoria romana come si deve

Situata nella caratteristica Centocelle, (patria di numerose tute del Chelsea e di un numero sempre crescente di motorini rubati) Il Coccio rappresenta tutto ciò che un amante o un semplice curioso della cucina romana può chiedere.


Perfetto per la privacy con un'edera a prova di paparazzi.


La clientela rispecchia le varie identità di cui si caratterizza la città: dai classici bori con sopracciglia più sottili di Kate Moss tagliata per verticale agli hardcorer tatuati con tanto di cani al seguito fino ad arrivare ai classici anziani del quartiere, che continuano imperterriti a paragonare la cacio e pepe del ristorante con quella delle loro nonne ai tempi del dopoguerra.

Decisi di andarci in una calda giornata estiva, giusto per restare leggera per la prova costume (che non considero più dal 2011) e subito ci accoglie il gestore, una persona che sicuramente resterà a lungo impressa nei vostri cuori, sia per la sua incredibile gentilezza, sia per i suoi modi un po' effeminati. 

(e non starò ad aggiungere altro, visti i recenti guai avuti dal signor Barilla. Io comunque ho uno zio avvocato e un cugino gay, quindi dovrei sta tranquilla)


Il  solare Massimo, gestore del ristorante.

Ma parliamo del cibo.
Un'accoglienza a dir poco eccezionale: appena seduti, arriva un quintale di freschissimo e spessissimo pane fatto in casa che m'ha fatto ricordare con nostalgia le fattorie sui monti abruzzesi da cui provengo.


Mi manca condividere il cibo in giardino con gli stambecchi e i daini.
Erano così generosi.


Comunque, oltre al pane di cristo, appena ti siedi a tavola arriva anche l'antipasto della casa (NON offerto da loro, anzi, da 8 euro a porzione, ma non c'è davvero motivo di lamentarsi). 
Un ricchissimo antipasto sufficiente a colmare il tuo addome prima ancora di accorgersene.
L'antipasto è il classico antipasto all'italiana: salumi, verdure grigliate, insalatine di legumi e una meravigliosa mozzarella di bufala al centro del piattone, grossa quando una zinna di Pamela Anderson.


Alcuni esperti chirurghi sostengono tuttora che Pamela abbia inserito nel proprio tessuto mammario nient'altro che queste mozzarelle, grazie al suo incontro fortuito con Massimo che gliele offrì quella volta in cui andò a farsi fare l'autografo da David Hasselhoff.


Degna di nota anche una sorta di crostini di pane in modalità "panzanella", bagnati quindi di acqua olio e pomodori.

Se riuscite a sopravvivere all'antipasto e al pane di cristo (si l'ho rinominato così) potete scegliere tra una vasta gamma di primi che il buon Massimo riuscirà ad illustrarvi alla perfezione cercando di soddisfare il vostro grado di fame e riuscendo sempre a trovare un ottimo compromesso.

I piatti sono quelli della tipica cucina romana:
Da una superlativa Cacio e pepe al famoso ragù romano, (dice che l'hanno fatto cuocere 4 ore, ma noi ci siamo andati alle 8 e io non ci credo che hanno cominciato alle 4 di pomeriggio. Comunque...) fino alla Pajata, una perla per intenditori e amanti dell'intestino tenue in generale.



                                                                                                 Ecchetela, tiè.

Grande spazio ai secondi, dalla classica coda alla vaccinara, alla coratella, all'Abbacchio arrosto fino ad un pollo con peperoni che te dico fermate.

Per quanto riguarda la mia esperienza personale, io ero satura di carbs già all'antipasto grazie al pane di cristo, però nulla mi ha fermato dall'ordinare una porzione di cacio e pepe (molto abbondante che ho diviso in due) e una porzione di coda alla vaccinara accompagnata da una quantità di sugo impressionante, che ci ha costretti a finire mezzo filone di pane per fare la scarpetta (altrimenti avremmo dovuto versarlo nel bicchiere e berlo).

Ecco perché non ci sono mie foto in costume dal 2011.

Per quanto riguarda i dessert, degno di nota è il classico tiramisù con la ricetta de mi madre, come dice Massimo, che utilizza i biscotti Gentilini al posto dei più famosi savoiardi, e di una gusto tale da essere calcolabile solo su scala Richter.


MONEY TALKING:

Il prezzo non è propriamente quello di una trattoria, per mangiare bene si spendono anche 30 euro a persona
Però avrete la soddisfazione di dire a vostro nonno o vostro padre :"No, questa cacio e pepe non è come quella che faceva tua madre. Questa è meglio".

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